“A tuo ammaestramento. Sai tu qual sia, in questa nera valle, la risultanza di ogni sforzo e sacrifizio umano? Calci, nel deretano.”
Diceva Brancaleone alle Crociate, ed è una frase che rispecchia lo stato dell’arte e delle cose del DDL Omotransfobia (che deve ancora essere discusso), al momento in cui scriviamo.
Se da una parte Gabriele Piazzoni segretario di Arcigay è diviso tra la “positività” di una calendarizzazione così breve – 30 marzo 2020 – della discussione sulla legge contro l’omotransfobia, e un forte “scetticismo” che viene dalla mancanza di una testo finale su cui lavorare (rilasciando una nota sul sito di Arcigay che odora di contraddizione), dall’altra Fabrizio Marrazzo Portavoce di Gay Center, resta interdetto di fronte alla notizia, adottando una linea chiara contro una possibile corsa verso l’ignoto.
La questione che spaventa molti di noi “addetti ai lavori” e interessati alla causa, è che ad oggi non conosciamo – perché non è stato reso pubblico – il testo effettivo su cui i lavori della Camera dovranno concentrarsi per decidere se renderlo effettivamente una Legge o meno; e i testi che sono stati presentati e che sono depositati alla Camera hanno parecchie carenze. Parliamo di vuoti di fatto, di punti poco chiari e che facilmente potrebbero farci prendere a “calci nel deretano” su aspetti quali la protezione delle vittime di Omotransfobia, la garanzia di continuità dei centri antiviolenza e case rifugio, ma soprattutto sul fatto che non si parla di reato di propaganda di odio, e consecutivamente di atti chiari ed esemplari contro coloro che si macchiano, si sono macchiati e si macchieranno di atti di Omotransfobia.
E per essere ancora più chiari: come si può pretendere di calendarizzare così a breve tempo, una discussione su una legge così importante senza aver depositato un testo condiviso da tutte le parti in causa e le associazioni che operano nell’ambiente LGBT+ italiano?
Continua Marrazzo: “Neanche il reato di propaganda di odio viene garantito, reato oggi punito per chi istiga all’odio contro le persone di religione differente (es. legge vilipendio religione) o contro le persone di differente etnia, colore della pelle etc (ex. legge mancino).
Conclude: “Ci appelliamo ai parlamentari al fine che facciano una legge per aiutare veramente le vittime e non per avere un titolo di giornale.”
Appare bizzarro che questa proposta di legge escluda dal dibattito proprio quelle associazioni che da sempre si battono contro l’omofobia e a favore dei diritti del popolo LGBT+. Realtà che si adoperano ogni giorno per aiutare le vittime, ospitarle in strutture protette, fornire loro assistenza legale e psicologica.
L’omofobia aggredisce soprattutto i più piccoli e innanzitutto in famiglia. Si esprime con le parole, con i pugni, o ostacolando il percorso delle leggi.
Chi aggredisce non ha più paura né vergogna, anzi, si rispecchia nella politica dell’intolleranza, sostenuto dall’estremismo di destra, un (me)teroismo neoscientista e neoreligioso da bar, perchè la continuità della specie va protetta come il loro personale e sessita concetto di normalità.
Forse una legge seria contro l’omotransfobia dovrebbe contenere norme di prevenzione e di rieducazione anche tramite un percorso medico adeguato per gli omofobi.
Nel video il racconto di una vittima di omofobia