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La sfida di Daria Kasatkina: omosessualità in Russia

La sfida di Daria Kasatkina a Putin: omosessualità in Russia donne bacio omosessuale

L’omofobia del governo russo continua a dilagare e da questo nasce la sfida di Daria Kasatkina a Putin: omosessualità in Russia è sinonimo di violenza. In questo quadro, il gesto di Daria Kasatkina, prima tennista russa a fare coming out, assume un valore ancora più grande. Il coraggio della sportiva lo si legge, forte, nelle sue parole. Alla domanda “Pensi che sarà possibile essere riconosciuta per quello che sei?”, risponde perentoriamente “Mai. Per come stanno andando le cose in Russia, mai, purtroppo”. Kasatkina si commuove, poi, quando le viene chiesto se teme di non poter più tornare in patria. Ciò nonostante, l’atleta in questione ha pubblicato in un post di Instagram una foto in cui abbraccia la pattinatrice medaglia d’argento olimpica Natalia Zabiiako.

Essere se stessi in Russia richiede tanta forza e tanto coraggio: in cambio, però, spesso rende una ingiustificabile sofferenza. Ad oggi la legge russa ha esteso il divieto di propaganda lgbtqia+ non solo tra i minorenni, come era stato fino al 2017. In quell’anno, infatti, una legge si è spinta oltre, tanto da essere poi dichiarata discriminatoria dalla Corte europea dei diritti umani. Il commento dell’allora presidente Duma Vyacheslav Volodin durante la Giornata della Famiglia era stato agghiacciante: “I tentativi di imporre valori estranei alla nostra società sono falliti. Ora è giusto introdurre il divieto della propaganda di valori non tradizionali”.

Il contesto della sfida di Daria Kasatkina: omosessualità e repressione violenta in Russia

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, già noto per la sua strenua lotta all’omosessualità, ha nuovamente manifestato le proprie posizioni con parole cariche di violenza. “Dateci un avversario normale e mascolino, non questi esseri strani e colorati che sul campo di battaglia camminano sui tacchi a spillo tenendo in mano la borsetta di Louis Vuitton”, scrive sul proprio account Twitter. Un pensiero che sarebbe inadatto anche per un ragazzino delle scuole medie, però in bocca a un potente leader militare.

Tanto influenti queste parole, da trovare riscontro nel pensiero del capo del battaglione ceceno Akhmat, che sostiene di combattere “una guerra santa contro il mondo Lgbt e l’Anticristo dei pervertiti”. Questa la situazione in cui si inserisce la sfida di Daria Kasatkina a Putin: l’omosessualità in Russia rappresenta un male da estirpare e null’altro.

Proprio lo scorso lunedì è stato depositato alla Duma un progetto di legge che rende illegale “qualunque informazione che nega i valori familiari e promuove le relazioni sessuali non tradizionali”. Questo, in quanto, secondo i deputati che l’hanno presentato, “Pubblicizzare i rapporti sessuali non comuni rappresenta un pericolo per lo sviluppo della società russa”.

È evidente l’obiettivo finale di questa campagna di repressione: rendere l’omosessualità reato, punibile con il carcere. In altre parole, vietare ogni riferimento all’omosessualità su internet e i mezzi di comunicazione di massa. Un inesorabile susseguirsi di passi verso il totalitarismo, che sarebbe evitabile se solo tutti ricordassimo gli orrori già visti nella storia dell’umanità.

 

Fonte: luce.lanazione.it; Luce.lanazione.it

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