Una vera e propria icona della comunità LGBT+ si è fatta sentire in merito al DDL omotransfobia e ha sollevato un piccolo grande polverone. Heather Parisi, da sempre stella amata e venerata dalla comunità arcobaleno, ha fatto sue le parole di una utente Facebook che non le ha mandate a dire alla Signora Cuccarini. Nell’intervento ci si domanda come la Cuccarini possa essersi definita sovranista e sostenitrice di iniziative come il Family Day, quando la Cuccarini stessa è stata da sempre amata, sostenuta e circondata da colleghi e ammiratori più o meno dichiaratamente omosessuali. Diciamolo: ha letteralmente campato per decenni sull’appoggio dei suoi fan LGBT+. La sua presa di posizione quindi non si spiega. E’ un po’ come tradire la famiglia o, forse, come viene suggerito in calce all’intervento, è sempre stata omofoba e ora è uscita allo scoperto solo di recente. Dai commenti si evince facilmente che la Cuccarini, sostenitrice del “Salva Omofobi” di cui vi abbiamo già parlato, non ne esce benissimo e che le sue inaspettate preferenze destrorse non sono andate giù ai più. Probabilmente non è una campionessa né di simpatia né di coerenza, ma ce ne faremo sicuramente una ragione.
Qualche riga più sotto, Heather Parisi ne ha approfittato per raccontare uno spiacevole episodio da lei vissuto in prima persona: sedicenne, quando ancora studiava danza negli USA, passeggiava con dei suoi amici e compagni di danza. Sono entrati nel mirino di un branco omofobo che li ha prima insultati e che, dopo che la Parisi ha fatto da scudo per proteggere i suoi compagni, le hanno sferrato un pugno in piena faccia, regalandole non pochi lividi e un labbro lesionato. Si farebbe presto a dire che “è successo tanti anni fa, ma adesso i tempi sono cambiati”, ma purtroppo questo succede ancora oggi e noi lo sappiamo bene. Questi episodi non appartengono a un’altra epoca o ad altri confini: i tumulti omofobi continuano a mietere vittime, alla faccia di chi li nega con moto perpetuo.
Va detto e sottolineato mille e più volte che Heather Parisi ha toccato un punto importante, se non fondamentale, in merito alle aggressioni di stampo omofobo: quello che vediamo, che sappiamo e che leggiamo è solo la punta dell’iceberg, perché la maggior parte delle aggressioni verbali e fisiche troppo spesso non vengono neanche denunciate. Per una aggressione che finisce sui giornali, ce ne sono decine delle quali non sapremo mai nulla. E sulla pagina social della Parisi hanno iniziato a fioccare commenti di ogni tipo: chi ha raccontato la triste e invivibile realtà dei soprusi ricevuti e taciuti, chi l’ha adorata e ringraziata delle parole spese, chi l’ha invitata al silenzio perché “questa legge non serve a nulla”, chi si è schierato contro il DDL perché mette a rischio la famiglia tradizionale (???), chi si è scagliato contro la comunità LGBT+ perché contronatura… Heather ci ha provato e ha dimostrato una sensibilità non da poco, ma è davvero difficile spiegare la quotidianità del mondo LGBT+ a chi non la conosce, a chi non l’ha vissuta sulla propria pelle o di riflesso accanto a un/a amico/a omosessuale. Ma l’impresa più difficile è spiegare e raccontare l’omofobia a chi la nega, a chi non la vuole né sentire né vedere. Quali parole si possono scegliere per spiegare le vessazioni, il chiacchiericcio, lo scherno, i dispetti, il quotidiano girone infernale nel quale gli individui più deboli restano spesso intrappolati senza la possibilità o il coraggio di chiedere aiuto? Come spiegare quanto questi gesti, apparentemente adolescenziali, puerili e socialmente comuni, siano in realtà violenti e fortissimi colpi all’autostima e all’equilibrio di chi li riceve? Per non menzionare le violenze fisiche, quelle che lasciano il segno: l’ultima spiaggia della disumanità. Ma per scoperchiare il mitologico vaso di Pandora, è sufficiente parlare di questo disegno di legge per ritrovarsi dei commenti che vanno dal raccapricciante all’evidente bisogno di un urgentissimo TSO. Basta solleticare gli omofobi per farli esplodere in pochi secondi: una legge che li minaccia di non poter più rivolgersi a qualcuno chiamandolo “fr0ci0 di m€rda” senza che ci siano delle conseguenze, evidentemente li manda in tilt.
Ma Heather ha fatto di più: ha pubblicato dati importanti ed essenziali (e inoppugnabili) per sottolineare quanto il Bel Paese sia il fanalino di coda sulle questioni legislative in tema di discriminazioni di genere. E ha chiuso il suo pezzo in grande stile: sulle note di Imagine di John Lennon, ha pubblicato una foto che la ritrae vestita da uomo, una mano nasconde un seno, orgogliosa mostra un paio di baffi disegnati mentre fuma un testosteronico sigaro. Non poteva esserci conclusione più bella ed efficace ad una simile pubblicazione. Non c’è né egocentrismo né voglia di apparire: c’è voglia di schierarsi, di stare insieme, di scoprire le carte, di dire a gran voce da che parte si sta e perché si è scelto quello schieramento. E, soprattutto, c’è cuore e coerenza. C’è umanità. C’è Heather.
Negare che ci sia un problema è sciocco e irresponsabile e, come la stessa Parisi ha scritto, il mondo deve iniziare una volta per tutte a essere inclusivo. Probabilmente il primo passo per arrivare a questo tipo di cambiamento è accettare che un problema ci sia veramente e che vada affrontato. E laddove il livello culturale è ormai caduto in fondo a un precipizio, è d’obbligo formulare una legge per punire atteggiamenti discriminatori e violenti.
Heather ci sta. Heather è con noi. E per noi tutti è un altro infinito motivo di orgoglio.
You make us proud, Heather!