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Università Bocconi: i presupposti per il rispetto della comunità LGBTQIA+

Università Bocconi: i presupposti per il rispetto della comunità LGBTQIA+? Quant’è giusto che dei ragazzi universitari siano sospesi 6 mesi, a rischio di non laurearsi, per dei commenti pubblici sui social? Analizziamo assieme la situazione.

Università Bocconi: l’azione disciplinare

Ci troviamo all’università Bocconi di Milano, un’università prestigiosa. Ha da poco introdotto dei bagni gender neutral per i frequentanti dell’ateneo. Ed ecco che appaiono i commenti transfobici e abilisti. L’università, di tutta risposta, ha individuato questi studenti, sospendendoli fino a 6 mesi e mettendo un netto stop alla loro carriera. Ma, per rendere chiaro il perché di questa sanzione disciplinare, dobbiamo considerare cos’è stato detto. Perché ad ogni parola detta con superficialità corrisponde un’azione ferrea.

Cos’è stato detto?

Ma vediamo assieme cosa questi ragazzi, probabilmente dell’università Bocconi stessa, si sono permessi di commentare, così da stabilire una chiara linea. «Li userò, ma non per andare in bagno», è il commento di uno di loro. «Li puoi letteralmente usare per andare a trans», ha scritto un altro. E ancora: «Ma non diciamo pagliacciate. Può piacerti chiunque, ma sei hai il pesce resti un maschio. E vai nel bagno adatto». Mi sembra più che evidente il perché sono stati puniti così duramente. Ma magari una spiegazione più nel dettaglio potrebbe aiutare gli scettici.

È questo che s’insegna all’università Bocconi e in Italia?

Partiamo dal presupposto che dire di usare un bagno ma non per il suo scopo riporta indietro ai tempi del liceo. Tutti sanno che cose “proibite” come fumare era ancora accettabile nei contesti liceali. Ma cosa vorresti fare quindi in questo luogo pubblico? Stabilire il tuo comportamento tossico patriarcale? E nei confronti di chi? Ma soprattutto: come? È una frase decisamente pericolosa, che non lascia chiari intenti e che potrebbe tranquillamente sottintendere comportamenti quali molestie e violenza verbale e sessuale. Comportamenti inaccettabili nei confronti di tutti e in qualsiasi contesto e luogo, sia questo un’università come la Bocconi che in casa, con gli amici e sul posto di lavoro.

Oggettificare è disgusto e pericoloso

Vediamo adesso il secondo commento. “Andare a trans“? E che cosa siamo, generalmente persone promiscue? Prima di tutto, chiaramente transfobico, inaccettabile da qualsiasi punto di vista. Sessualizzare una persona trans a tal punto da oggettificarla con il mero atto sessuale è disgustoso e discriminatorio. Una cosa che, alla stessa maniera, colpisce la popolazione femminile e femme-presenting. Per non parlare dell’utilizzo della parola “trans” come un aggettivo, come se fosse un’accezione negativa, diversa, da sottolineare. Siamo molto di più che riconoscibili dalla sola nostra identità di genere. Un’identità che dovrebbe essere al di fuori di questi discorsi transfobici e discriminatori. Discorsi che l’università Bocconi ha giustamente sottolineato e segnalato.

Perché mai dovresti violarmi in questa maniera?

Andiamo a questo punto al terzo commento proposto. Ancora con questa confusione dell’orientamento e dell’identità di genere. Mi può piacere chiunque? Certamente, e cosa c’entra con l’utilizzo di un bagno pubblico? Non ho capito, se fossi una donna lesbica userei il bagno degli uomini? O viceversa, quello delle donne per chissà quale appagamento sessuale? Ma è al di fuori di qualsiasi contesto logico qui, non è di competenza di nessuno dover stabilire il mio orientamento sessuale per l’utilizzo di uno spazio pubblico. Ma, in una società come la nostra, s’identificano ancora nella medesima categoria. Categorizzazione che non dovrebbe esistere in primo luogo, perché siamo tutti uguali. E all’università, che sia Bocconi o meno, si dovrebbe arrivare avendo già imparato queste cose.

Seriamente stiamo facendo?

Oltre al commentino fuori luogo, da imbarazzo totale, adesso arriva il pezzo forte. “Sei hai il pesce resti un maschio“. Quindi adesso dovrei calarmi i vestiti e mostrarti le mie parti intime, così, per dimostrare che questo è il bagno adatto a me. Ma la privacy, il rispetto, dove sono? Che diritto hai tu, persona sconosciuta, d’invadermi in questa maniera? Torniamo indietro di qualche centinaio d’anni, ma quale evoluzione, meglio così. Ed è un pensiero altamente diffuso, sfortunatamente. Non solo all’università Bocconi, ma in generale nella società italiana e nel mondo.

Università Bocconi: si crescono transfobici e abilisti?

In tutto ciò non sono mancati i commenti contro le persone disabili. Perché, modestamente, toccare una minoranza ti fa sfociare nell’offenderle tutte. E, com’è giusto che sia, tutti questi incitamenti all’odio sono stati segnati. Proletariato bocconiano, pagina Instagram sull’ateneo di Milano, li ha a poco a poco raccolti e ricondivisi. Che tipo di supporto mediatico avranno avuto nel commentare questo scempio? In un contesto come quello italiano pressoché nullo, se non opposto e sostenuto nel suo odio. Ma, ogni tanto, brillano dei barlumi di speranza. E, fortunatamente, è arrivato direttamente dall’interno dell’università Bocconi.

Ecco il regolamento nell’Università Bocconi

«Essere parte della comunità Bocconiana, studenti, docenti, collaboratori, personale amministrativo, coincide con l’adesione spontanea e totale ai principi espressi nei documenti di fondazione dell’Università e nei valori di riferimento della stessa: indipendenza, etica, trasparenza, libertà di espressione, equità, solidarietà, valorizzazione delle diversità», si legge nel regolamento dell’università Bocconi. «Il mancato rispetto di questi valori, attraverso comportamenti inadeguati volontari o causati da semplice superficialità, costituisce un danno non solo per l’individuo e per le persone direttamente coinvolte, ma anche per l’Università Bocconi nel suo complesso e per la comunità ad essa collegata», viene poi aggiunto.

Samuele, la voce della verità dell’università Bocconi

La segnalazione di questi atti d’odio è arrivata da un membro dell’università Bocconi stessa. Studente di giurisprudenza e presidente dell’associazione LGBTQIA+ “Best Bocconi”, Samuele Appignanesi ha parlato di questo odio continuo. «Due anni fa, quando ho ripreso l’università dopo aver fatto coming out, ho iniziato ad avere difficoltà ad usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini venivo guardato male e a volte anche deriso. Nei bagni delle donne mi sentivo fuori posto e anche lì ricevevo qualche sguardo», così si racconta. «La mia prima soluzione è stata di non usare più i bagni universitari. Ho parlato della questione con l’università e immediatamente c’è stata una grande attenzione e un enorme impegno».

Queste azioni non devono restare impunite

Dopo l’introduzione dei bagni gender neutral, quella parte figlia sana della cultura del patriarcato è tornata alla carica. Ma Samuele non è stato a guardare, c’ha messo la faccia. E, per riportare un pizzico di dignità e rispetto, ha ottenuto una giusta e corretta conclusione da parte dell’università. «Le persone responsabili sanno cosa hanno scritto e perché sono state punite. Mi auguro che questo sia un ricordo che l’odio ha delle conseguenze», così ha voluto aggiungere sull’azione disciplinare.

Un commento personale

La Bocconi ha sbagliato? Onestamente penso proprio di no. Stiamo imboccando sentieri pericolosi, ricchi di discriminazione, disinformazione ed odio. La risposta dell’università è stata chiara: vi sentiamo, vi vediamo, vi proteggiamo. Tutti gli studenti sono ben accolti, e soprattutto la loro discriminazione non rimane impunita. In una realtà italiana dove tutti rimangono lesi ed hanno paura di parlare, la Bocconi invece ascolta e agisce. Ci vorrebbero molti più atenei così, aperti e giusti nei confronti della comunità LGBTQIA+.

La realtà è che nelle università italiane, non solo la Bocconi, si nascondono persone così: disinformate, schiave di una cultura machista e patriarcale. Questo comportamento tossico ferisce tutti, e non guarda in faccia né all’orientamento sessuale, né all’identità di genere.

Aeden Russo

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