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Dal lato giusto della storia: Thursdays for Trans

Dal lato giusto della storia: Thursdays for Trans. Una bellissima iniziativa nata a Sassari dall’esperienza pregressa dei Fridays for Future. Ma in cosa consistono esattamente, e che cosa porteranno? Scopriamolo insieme.

Sassari fa scuola con i Thursdays for Trans

In un momento storico dove le leggi anti-trans imperversano negli USA, nel Regno Unito e in Italia, Trans Support Sassari ha deciso di reagire con Thursdays for Trans, un’iniziativa ispirata a Fridays For Future. Ogni Giovedì, a partire dalla settimana scorsa, dalle 17:30 alle 19:30, la Piazza d’Italia davanti al Palazzo di Provincia diventerà un presidio vivente: persone trans, queer e alleat* si uniranno per occupare gli spazi pubblici, portando bandiere trans, non binary e intersex, cartelloni e cartelli, urlando la loro esistenza e la loro resistenza. Il messaggio è chiaro: siamo qui, esistiamo, e non ci faremo cancellare.

Occupiamo lo spazio pubblico con presenza e visibilità

L’attenzione si accende proprio nel contesto locale, ma con una prospettiva globale. L’Italia sta per affrontare le conseguenze dirette di un DDL sulla “disforia di genere”. Firmato da Eugenia Roccella e Orazio Schillaci, punta a rendere più complicato l’accesso ai percorsi di affermazione di genere. Ma non solo: rischia di introdurre vere e proprie schede identificative delle persone trans, con particolare focus sui minori. Trans Support Sassari ha detto basta: ogni Giovedì, in piazza, faremo sentire la nostra voce. Un gesto semplice, potente e visibile che sfida la repressione crescente verso le persone marginalizzate. Un atto politico diretto, pacifico, basato sulla presenza fisica e sul messaggio chiaro di esistenza.

Realtà trans: resistere alla cancellazione normativa

L’idea di Thursdays for Trans nasce da un’urgenza concreta: reagire alla crescente pressione politica che riduce le persone trans a mere categorie giuridiche da controllare o cancellare. Trans Support Sassari ha già denunciato inchieste scorrettamente impostate che raccontano la realtà transgender in Sardegna con pregiudizio e scarsa credibilità scientifica. Minerva Uzzau ed Elisa Matta lo fanno a titolo gratuito dal 2023. Attorno gravitano una quarantina di giovani sempre in aumento. Commentano: “(…) e pensare che all’inizio eravamo appena in cinque“. Ora la risposta è una piazza piena di corpi, voci e identità autentiche. Occupare e restare. È un invito aperto a chiunque voglia sostenere non solo i diritti, ma l’onore e il privilegio di esistere.

Thursdays for Trans: un progetto espandibile a livello nazionale

L’iniziativa non vuole restare confinata a Sassari. Gli organizzatori invitano tutte le persone trans, queer e le alleate a replicare Thursdays for Trans nei propri territori. Basta presentarsi ogni Giovedì davanti ai palazzi del potere, con bandiere e cartelloni, con determinazione e senza filtri. È una forma di mobilitazione che serve a ricordare alle istituzioni che cancellare non è mai la risposta, mentre mostrare la propria esistenza può cambiare le cose. Perché la visibilità è un diritto, non un privilegio. Al momento non si legge una risposta pubblica da parte di associazioni napoletane, dove vivo da sempre. Ma non tutto è perduto: c’è sempre tempo per informarsi e aggregarsi.

Realtà trans: la forza di un gesto collettivo

Nel clima mondiale dell’attacco alle identità LGBTQIA+, dall’America alla Gran Bretagna, l’Italia non è esclusa. Il DDL “disforia” minaccia già oggi chi cerca libertà di espressione. C’è chi parla di “un vero e proprio contagio sociale riconosciuto“, come se autodeterminarsi fosse una malattia di qualche tipo. Ho sentito parlare addirittura di “Angoscia da sessuazione pubertaria“, una forma d’isteria collettiva. E non sono commenti del pubblico medio, di chi ci sta attorno. Ma di Marina Terragni, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; una figura politica che dovrebbe guidare le masse, non confonderle con della disinformazione a suon di transfobia. Tra le Nazioni Unite si parla persino di richiedere “il divieto di transizione legale e sociale dei bambini”.

Ma a cosa porterà tutto ciò?

Discorsi di questa tipologia avranno delle conseguenze sulla popolazione trans, già dilaniata dalle leggi in vigore, quasi catastrofiche. Per citare sempre la Terragni: “Capita con notevole frequenza che all’insaputa delle famiglie nelle scuole si adottino nome e pronomi riferiti al ‘genere di elezione’ indicato dalla ragazza o dal ragazzo. In questi casi i genitori vanno invece immediatamente e obbligatoriamente informati”. Ma per quale ragione? Esporre possibilmente dei giovanissimi alla violenza fisica e psicologica che un nucleo famigliare disinformato molto spesso fornisce. E non sono preoccupazioni irrealistiche: i ragazzi vengono messi alla porta se tutto va bene. Il resto subisce violenza in silenzio. E nei casi più severi si arriva persino alla morte. Tutto questo perché ci si scopre trans?

Come sempre l’Italia sprofonda in un vuoto più tetro e profondo. Si minaccia la vita di minorenni, la loro integrità, l’esistenza. Ma a nessuno importa. Possibile mai?

 

Aeden Russo

 

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