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Omofobia e intolleranza: è tornata Silvana de Mari

Sta facendo discutere, in questi giorni, il video-intervento della Dott.ssa Silvana De Mari che si è espressa sul caso di Silvia Romano, definendola “una sciacquina” e dipingendo il suo impegno umanitario alla stregua una “vacanza studio” da certificare con eventuali selfie.

La veemenza con cui la De Mari aggredisce il suo interlocutore, non lascia scampo e non lascia spazio a repliche di nessun tipo poiché è talmente travolgente (forse vittima della sua stessa foga) che riesce, in qualche maniera, a distrarci dagli insulti ben poco velati che questo individuo vomita in direzione del pubblico.

Ma noi ce la ricordiamo bene questa dottoressa: è la stessa che considera omosessuali e transessuali alla stregua di malati patologici. Ma è molto più chiara e articolata nelle sue dichiarazioni omofobe: come ha dichiarato a La Zanzara, i transessuali altro non sono che individui schizofrenici (e guai a permettere loro di cambiare sesso, men che meno meno con i soldi pubblici!!!), mentre gli omosessuali sono individui malati, affetti da una patologia fortunatamente guaribile. Pare che lei conosca orde di ex-omosessuali, guariti dalla malattia, che nella loro nuova vita hanno trovato il tanto agognato equilibrio. Equilibrio negato, ovviamente, a quei gay che continuano a fare i gay con ostinazione. Ma c’è di più: essere gay è anche pericoloso per la salute perché, come ci fa notare la De Mari, il gay mette a rischio se stesso utilizzando l’apparato digerente per fare sesso, mentre in una “normale!” coppia eterosessuale questo non succede. Ci mancherebbe altro. Ma arriviamo a un dunque: ciò che importa veramente è che l’accoppiamento di uomo e donna possa portare avanti la specie generando altri esseri umani, mentre nelle coppie dello stesso sesso, si sa, questo non succede. Ecco perché i gay vivono su un fondamento sbagliato: non si riproducono.

Vi sentite quindi sbagliati? In difetto? Niente paura, perché una via di scampo c’è! Secondo la Dottoressa de Mari, sembra che la cura per l’omosessualità sia alla portata di tutti perché serve solo ed esclusivamente una volontà di acciaio per abbandonare definitivamente la strada sbagliata e per imboccare, finalmente, la retta via. Facile, no?

Eppure, va detto che su alcuni punti questa signora ha ragione, specialmente quando ci spiega che tanti, troppi gay sono persone poco equilibrate, che vivono a stretto contatto con dei démoni interiori dei quali non sembrano riuscire a liberarsi. Bisogna capire se questi démoni alla base dell’inquietudine siano un sintomo della “malattia” o se, invece, crescono e si nutrono proprio grazie a persone come lei che fanno della discriminazione più becera e bieca la propria bandiera. Come si può trovare e conquistare un equilibrio in un mondo in cui le famiglie stesse non sono ancora preparate per accettare un figlio omosessuale? Come si può restare in equilibrio in una società dove, sin da piccoli, gli omosessuali in particolare vivono piegati sotto il peso del bullismo? Come può un omosessuale sentirsi in pace se la società preme, spinge e desidera mandarlo in una direzione dove non vuole andare? Si è mai chiesta, la dottoressa, di quanta serenità potremmo tutti giovare se la nostra società fosse evoluta e aperta? Siamo sicuri che nel 2020 si possano ancora accogliere simili pareri?

Le parole generano mostri. E noi lo sappiamo bene. Lasciare che una persona simile riesca a insultare chiunque le si pari davanti, dando eco a una tanto oscura quanto pericolosa mentalità medievale, dovrebbe farci riflettere. Ogni volta che da qualche parte c’è una piccola conquista, da un’altra parte c’è una De Mari che prende la parola e infanga indiscriminatamente gli individui a lei scomodi, insinuandosi con sgradevolezza nella loro intimità, nel loro essere, nella loro vita, come avesse piena libertà, diritto e titolo di poterlo fare.

In epoca social, tutti possiamo dire la nostra opinione aggrappandoci all’enorme libertà che ci è stata data. Eppure ci siamo dimenticati che talvolta la nostra opinione possiamo tenerla per noi, facendo cosa saggia e omaggio gradito alla comunità tutta.
E io spero con tutto il cuore che la Dottoressa De Mari non se lo dimentichi. Mai.

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