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Siamo tutt* un po’ queer: una guida pratica per essere un po’ meno vichingh*

Queer Culture Guide

Sapevate che da qualche parte in Oriente, vi è un terzo genere, una subcultura nota come hijra, le cui personalità sono strettamente legate a una funzione spirituale? Lo sapevate che in Indonesia i bissu sono sciaman* che non circoscrivono la propria vita al solo sesso maschile o a quello femminile? Eravate a conoscenza, inoltre, che la sessualità di Andy Wharol, pioniere della pop art, era molto libera, sebbene egli professasse orgogliosamente la sua fede di ispirazione cattolico-rutena?

Bene, se non sapevate una o due di queste verità non temete, siete nella giusta direzione. Ma se non sapevate niente di tutto ciò, o se tutto questo vi sembra assurdo, significa che vi siete pers* un sacco di cose. Un sacco di idee, di culture, di visioni, di personalità originali e creative. Vi siete pers* la bellezza del mondo, che è bello perché è vario.

Ed è sempre stato così. Permettetemi, per l’ennesima volta, di contravvenire alla narrazione di coloro modernamente bigott* che sostengono, ad esempio, che l’omosessualità sia una ‘deriva dell’uomo moderno. Permettetemi di ricordare – e si, non me ne vogliano le mie amiche queer – i diversi riferimenti alla cultura omosessuale nella cultura greca antica. Concedetemi di menzionarvi le divinità androginecombinazioni di elementi maschili e femminili – nei culti Induisti, come Ardhanarishvara, fusione di Shiva e Parvati. Culti facenti parte della religione più antica del mondo, vecchia di 4000 anni.

Se state continuando a leggere e vi sentite sempre più confus* e smarrit*, non sentitevi sbagliat*. Ricordo ancora lo shock e il mutismo di un mio amico di università mentre gli spiegavo il concetto di terzo genere. Non sentitevi sbagliat* perché molto probabilmente siete cresciut* in un sistema «patricentrico e abramitico», come lo definisce la mia amica Selene Calloni Williams, per non dire eteronormativo e fasciocattolico, dove volutamente non è stato lasciato spazio per questo genere di discorsi non duali.

Non sentitevi in errore, ma allo stesso modo non giudicate quello che ritenete diverso da ciò che per voi è convenzionale: sono sicuro che sul vostro libro di scienze di scuola non c’era scritto che molt* nascono con configurazioni genetiche, fisiche o genitali non sempre ‘XX’ o ‘XY’.  Ad esempio io avevo un compagno di classe, al quale è stato assegnato il sesso maschile alla nascita, in quanto nato con il pene, che poi ha sviluppato il seno durante la pubertà. Seno che secondo la medicina occidentale è frutto di uno squilibrio, un seno malato, perché siamo così brav* a etichettare come sbagliato qualcosa di diverso e che ci fa paura piuttosto che aprirci alle sfumature che la vita ha da offrirci.

Scherzi della natura? Semmai specialità divine!

Abbracciare la cultura queer è un ottimo punto di partenza per tutt* coloro che desiderano uscire dall’ignoranza, dalla dualità, dalla necessità costante di dividere e etichettare. Per chi non lo sapesse, queer è un termine molto ampio – e io aggiungo bello – che descrive tutte le «identità sessuali e di genere ‘devianti’ dalla società, non eteronormative o non binarie», come ci spiega MG Posani nel suo affascinante lavoro “A Queer Culture Illustrated Guide”.

Una zine, quella di MG, utile per tutt*: per il vichingo patriarca che torna a casa a pretende la cena pronta da sua moglie e di sicuro anche per la lesbica di Casapound, che magari ha solo bisogno di un ripassino perché vittima di condizionamenti sociali. 


Il lavoro di Maria Grazia, infatti, tocca molti temi, con spiegazioni facili e dirette, partendo dall’orientamento sessuale, passando per l’identità di genere e arrivando a sensibilizzare la co[no]sc]i[enza collettiva rispetto a culture e comunità che esistono, e che son sempre esistite; comunità e realtà che oggi riassumiamo nell’acronimo LGBTQIA+, con l’obiettivo di non voler più escludere o discriminare nessun*.

Ma MG si spinge oltre, riconoscendo la necessità di abbattere tabù che affliggono il nostro paese molto più di tanti altri; e questo lo fa ‘giocando’ con i cliché, i luoghi comuni a cui tutt*, chi più chi meno, siamo soggetti nel momento in cui ci inseriamo in un contesto di dialogo. Chi, dopotutto, non ha mai sentito dare della lesbica a una ragazza che gioca a calcio? O chi altr* non ha mai dato del frocio a un ragazzo perché ballerino, come saggiamente (scherzo) ha fatto con me il prete del mio comune di provenienza di 3500 abitanti?

Sono questioni non importanti queste, fondamentali. Il non giudizio e la tolleranza sono due valori cardine di una società moderna, pluralista, inclusiva e tolleranza. Invito tutt* a prendersi 5 minutini di tempo – basta aprire Instagram una volta in meno – e di andare a vedere Queer Culture Guide, che trovate sia in forma stampata che online. O magari aprite Instagram ma invece di leggere le castronerie di Repubblica spulciate il profilo @queercultureguide.

Un grazie grande grande a MG Posani per il suo contributo non banale.
Un ago in un pagliaio si incontra subito se è figlio di buone intenzioni!

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