Il Partito Gay LGBT+ Solidale Ambientalista e Liberale ha querelato Mario Adinolfi. Il leader del Popolo della Famiglia, infatti, sembra aver utilizzato frasi false e denigratorie nei confronti del Movimento in questione. Nel dettaglio, pare che il 50enne abbia accusato i candidati sindaci nei vari comuni, in vista delle prossime elezioni del 12 giugno, e l’organizzazione di essere in politica per il drenaggio di denaro pubblico. Fatto non corrispondente a verità.
Nei post Social e sul sito del Partito Gay LGBT+, infatti, c’è la sezione “Dona ora”. Questo, appunto, sembra significare che se una persona vuole fare una donazione la fa, diversamente no. Proprio perché il Movimento in questione non utilizza soldi pubblici. A questo punto è doveroso chiedersi se le frasi che sembra aver pronunciato Mario Adinolfi siano state dette con il solo intento diffamatorio. Effettivamente, il leader del PdF non è nuovo ad uscite contro gli LGBT+. Praticamente vive solo grazie alle persone arcobaleno. Anzi, ne è praticamente ossessionato.
Mario Adinolfi querelato dal Partito Gay LGBT+: ecco il comunicato
Sui profili Social del Partito Gay LGBT+ e su quelli del Portavoce del Movimento, Fabrizio Marrazzo, sono apparsi post e comunicazioni che hanno reso pubblica la vicenda. Mario Adinolfi è stato querelato dal Partito Gay LGBT+. Di seguito ne troverete l’ufficialità.
“Oggi l’avvocata Sara Franchino, che ringrazio per il supporto, ha depositato presso la Procura di Roma una nostra querela nei confronti di Adinolfi, esponente del Popolo della Famiglia. La querela è avvenuta a seguito delle sue affermazioni false sui nostri candidati e la nostra organizzazione, dove è arrivato anche ad affermare che il Partito Gay LGBT+ sta in politica per “il drenaggio di denaro pubblico”, fatto non corrispondente al vero e dichiarato con il solo intento diffamatorio.
Capiamo le difficoltà di Adinolfi e del Popolo della Famiglia nel trovare argomenti validi per farsi votare, in quanto dalle loro interviste emerge solo l’ossessione contro i diritti per le persone LGBT+, nel confronto politico non sono accettabili affermazioni false contro gli avversari”.
La risposta su Twitter del leader del Popolo della Famiglia alla querela
La risposta del leader del Popolo della Famiglia non si è fatta attendere ed è arrivata mediante il proprio profilo Twitter. Il “giornalista”, infatti, ha scritto che il Partito Gay LGBT+ ha utilizzato e sfruttato il suo nome per avere maggiore attenzione, visibilità e notorietà. Si, caro lettore, lo ha postato veramente. Proprio lui parla di visibilità e attenzioni. Ci va coraggio, lo sappiamo. Casomai, infatti, è lui che ha attenzioni e visibilità perché esistono le persone LGBT+, non viceversa. Forse è il caso che qualcuno glielo faccia notare e glielo dica (o scriva) senza mezzi termini.
Adorabili sti tizi del Partito Gay. Non se li fila nessuno e si sono inventati una mia frase su di loro che non esiste per depositare una querela e ottenere 3 minuti d’attenzione sfruttando il mio nome. In un paese serio è reato di lite temeraria, pagliacciata gravemente punita. pic.twitter.com/OtTrmthZJQ
— Mario Adinolfi (@marioadinolfi) June 8, 2022
Come andrà a finire questa vicenda? Quello che è certo è che alle scorse elezioni il Partito Gay LGBT+ (per la prima volta candidato, a differenza del PdF che è in politica de decenni) ha battuto quello di Mario Adinolfi. Sembra vicino anche il secondo capitombolo per il leader del PdF.