“Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha istituito con apposito decreto una commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana.
A presiederla sarà Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le scienze del Matrimonio e della Famiglia”.
Così iniziava Il comunicato n.266 apparso sul sito del Ministero della Salute in data 21 settembre 2020
All’inizio si è pensato ad una bufala.
Sembrava impossibile che un Arcivescovo, per giunta capo di un Istituto vaticano specializzato in teologia, bioetica e matrimonio potesse essere stato nominato Capo di un organismo pubblico dello Stato italiano.
I dubbi sono durati poco.
Il 22 settembre, Speranza, il Ministro più di sinistra dell’attuale Governo “benediceva” e rivendicava la nomina dell’alto ecclesiastico attraverso un suo post di “giubilo”.
Eppure, la nomina dei vescovi, secondo l’art.375 del codice di diritto canonico, avviene con lettere pontificie: Speranza si sente un Papa che conferisce incarichi e compiti ai “maestri di dottrina”.
Il Ministro della salute Roberto Speranza nomina l’Arcivescovo Paglia nella commissione assistenza anziani
Il Ministro della salute, Roberto Speranza, nomina l’Arcivescovo Paglia a capo di un organismo dello Stato italiano.
Il principio di laicità dello Stato, affermato dalla nostra Costituzione, serve proprio a garantire la libertà per tutti.
La separazione tra Stato e Chiesa (tra il potere politico e quello spirituale) non va messa in discussione.
Non è una questione personale, non si opina qui certo sulla probità di Mons. Paglia, sicuramente eccellente persona, ma lasciamolo al suo lavoro e non offriamo ad ecclesiastici incarichi che invece devono andare a civili.
Evitiamo confusione di ruoli.
Quella nomina, per giunta comunicata all’indomani dell’anniversario dei 150 anni dalla storica data del 20 settembre 1870 (“breccia di Porta Pia” e fine del potere temporale della Chiesa con l’unione di Roma all’Italia) è stata uno scivolone. Strano che Speranza, designato al Governo dal gruppo parlamentare di “Art.1 LEU Sinistra Italiana”, non abbia capito che stava compiendo un errore.
Strano anche che sui media e sui social se ne sia parlato relativamente poco e pochissimo nel mondo LGBTQ+, che pure dovrebbe essere molto sensibile alla difesa della laicità delle istituzioni (quello che sta succedendo in Polonia dovrebbe essere di monito).
A dire a Speranza che quella nomina non andava fatta per “ragioni di laicità dello Stato e di evidente inopportunità” ci è voluto lo storico esponente democristiano Pier Luigi Castagnetti che, in un suo tweet ha definito questa decisione “un errore”.
Il “rosso” Speranza bocciato in laicità addirittura da un politico cattolico.
Redazione