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Omofobia, sabato le piazze sono state piene in tutta Italia per dire no alla libertà di offendere donne e comunità LGBT+. L’Articolo 3 va cambiato

Legge sull'omofobia comunità lgbt+ fa un sit-in a Roma perché l'articolo 3 ddl omotransfobia va modificato gaypress

Sabato 17 ottobre si è tenuto un sit-in nelle diverse piazze italiane, per dire no all’omofobia e chiedere al Parlamento che la legge sull’omotransfobia venga rivista.

Tutta Italia si è colorata di rainbow in questo autunno anomalo e difficile.
Alle ore 16.30 al Pantheon di Roma, le associazioni LGBT+ (Lesbica, Gay, Bisessuale, trans) hanno organizzato un sit-in per la tutela dei propri diritti e della comunità.
Questa iniziativa si è svolta in virtù della votazione in Parlamento sulla discussa proposta di legge contro l’omotransfobia.
Tale designazione si sarebbe dovuta tenere domani, 20 ottobre, ma causa Covid-19 il Centrodestra ha chiesto di spostarla alla prossima settimana. 

Dalla parte dei diritti è l’iniziativa promossa da una rete di 24 associazioni, tra cui Gay Center e Arcigay
Questa proposta è stata accolta positivamente dalla nostra penisola, da nord a sud.
Erano coinvolte più di 60 piazze per chiedere una legge dignitosa per le persone LGBT+.
Qualcuno sicuramente farà l’osservazione: “ma c’è il Covid e questi vanno a manifestare”.
A differenza di altre manifestazioni, cari miei, le persone che hanno preso parte a tale iniziativa erano tutte con la mascherina.
Senza contare, inoltre, che si è rispettato anche il distanziamento sociale.

La legge sull’omotransfobia deve essere rivista, prima di essere approvata

La legge sull’omotransfobia, prima di essere approvata così come verrà discussa la prossima settimana, deve necessariamente essere rivista.

Sul DDL, infatti, ci sentiamo di scrivere che tale Decreto va sostenuto.
Purtroppo, però, l’articolo 3 voluto dal centrodestra rischia di diventare un boomerang.
Anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, è di questa veduta.
Proprio lui, ci ha tenuto ad aggiungere inoltre, che così come verrà presentata alla Camera, rischia di creare un salva condotto per rendere lecito, ad esempio, dire che le donne sono inferiori e i gay malati.

Questo emendamento “salva omofobi” che viene visto come libertà di espressione e pensiero, ci farebbe fare un salto indietro di almeno 30 anni.
E qui, ormai, siamo alle porte del 2021 e non del 1918 come disse qualche anno fa Patty Pravo.

Difendere chi offende ed essere liberi di poterlo farlo verso un’altra persona, non significa essere liberi. Per questo motivo, l’art. 3 va cambiato. Basta solo un po’ di coraggio da parte della politica.

 

 

Simone D’Avolio

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