Durante la nostra vita, prima o poi, ci si affaccerà (quasi sicuramente) ad un colloquio di lavoro. Spesso si risponde ad un annuncio o alle domande che il possibile datore ci pone per necessità di trovare una mansione al più presto. Tutto questo viene fatto, a volte, senza pensarci troppo. Quello che è bene sapere è che alcune di queste domande non sono opportune. Scopriamo insieme quali domande il datore di lavoro non dovrebbe e non potrebbe fare.
Le 7 domande inopportune a cui puoi non rispondere durante un colloquio di lavoro
- Qual é il tuo orientamento sessuale? Hai problemi fisici o psichiatrici? Il Dlgs 216/2003 garantisce la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e vieta espressamente le discriminazioni per motivi di religione, convinzioni personali, disabilità, età e orientamento sessuale. Mentre Dlgs 276/03 protegge contro le discriminazioni legate allo stato di salute fisica e psicologica del candidato.
- Sei fidanzat*/sposat*? Vorresti avere figli o ne hai? L’articolo 27 del Codice delle Pari Opportunità tra uomo e donna – Dlgs 198/2006, dispone che durante un colloquio di lavoro non si possono mai chiedere informazioni sul stato matrimoniale, sulla presenza o meno di figli in famiglia, sulla volontà di averne. Inoltre, il Codice delle Pari Opportunità non è l’unico decreto di legge che vieta le discriminazioni.
- Di che partito sei? Credi in Dio? Di che nazionalità sei? Anche il Dlgs 215/2003 – Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica – vieta di chiedere durante un colloquio di lavoro informazioni sull’ideologia politica, sulla fede religiosa e sulla nazionalità del candidato, per evitare, appunto, che tra gli elementi di valutazione rientrino fattori legati a provenienza e etnia. A tal proposito anche lo Statuto del Lavoratori vieta chiaramente “al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore”.
- Hai avuto problemi con altri lavori? articolo 10 del Decreto Legislativo 276 del 2003 vieta anche di non rivelare le precedenti controversie con passati datori di lavoro/aziende.
- Ha mai assunto o assume droghe o alcool? La domanda è pertinente solo se il futuro lavoro implica la guida di un automezzo.
- Che lavoro fanno i tuoi genitori? Il Decreto legislativo 198 del 2006 vieta di violare la sfera personale del lavoratore.
- Sei stato in carcere? Hai avuto problemi con la giustizia? Non è una domanda opportuna, in alcuni casi risulta anche superflua. Questo perché alcuni lavori, come quelli statali, richiedono un certificato di questo tipo.
Ti potrebbe interessare anche: ISTAT: 1 persona LGBT+ su 3 è discriminata sul luogo di lavoro
Conclusioni
Insomma, il datore di lavoro non può e non deve farvi domande di natura strettamente personale. Dove non arriva la legge, ci viene in aiuto la nostra Costituzione Italiana(ARTT.1,4,35,36 e 37) Sapere è importante per tutelarsi.
RAPH