La tanto attesa sentenza, dopo diversi casi di denuncia, è finalmente arrivata ed afferma che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964, protegge non solo da quelle che sono le discriminazioni basate sulla razza o sulla propria religione, ma anche da quelle sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.
E’ notizia di questi giorni, la Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa con una sentenza che chiarisce bene come un lavoratore, non possa essere licenziato solo ed esclusivamente perché è gay o transgender. Finalmente nel 2020 arriva questa storica decisione, che stabilisce una volta per tutte, o almeno si spera, che la legge federale deve proteggere da ogni tipo di discriminazione sul lavoro.
La decisione è stata presa a maggioranza, 6 a 3, con il presidente della Corte John Roberts e il giudice conservatore Neil Gorsuch che hanno votato con i giudici di nomina democratica.
Andando più a fondo, la sentenza afferma che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964 protegge non solo dalla discriminazioni basate sulla razza o la religione, ma anche da quelle basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Dunque protegge anche i lavoratori Lgbtq+. Viene quindi riconosciuto che dove la legge parla di ‘sesso’ non ci si riferisce solo alla potenziale discriminazione delle sole donne.
Un grande passo avanti per la comunità Lgbtq+ che ci auguriamo faccia da esempio e da apri acque a tanti altri Paesi, dove invece il proprio orientamento sessuale viene addirittura condannato.