Forse tra 20 anni “Amore sesso e altri emoticon” sarà considerato un documento storico sull’amore ai tempi del paleolitico digitale.
Noi di GayPress.it abbiamo intervistato lo scrittore Mariano Lamberti, già regista del film “Good as you” e anche autore del libro “Una coppia perfetta. L’amore ai tempi di grindr”.
E’ un libro che racconta con leggerezza e umorismo dodici situazioni paradossali che avvengono in dodici celebri app per incontri etero, trans, e soprattutto gay, da Tinder, a Hornet, fino a Grindr.
“Una coppia perfetta” racconta la solitudine e la disperazione dei due protagonisti del romanzo. “Amore sesso e altri emoticon” nasce da un’esigenza opposta: rendere lieve il tema complesso (e poco compreso ancora) dell’identità virtuale. In entrambi i libri racconto come le app abbiano cambiato il cosiddetto “rimorchio” tra le persone e le relazioni. Nelle chat e sui social ognuno tenta di rappresentarsi e proporsi secondo un’immagine ritoccata di sé stesso, spesso stereotipata secondo codici e cliché ma che non sempre corrisponde alla realtà. Sono strumenti di evasione segreta dalla routine della coppia come racconto in “L’amore ai tempi di grindr”.
“Amore sesso e altri emoticon” è un libro che vuole divertire?
E’ un libro leggero e ironico in cui il lettore forse ritrova le proprie chat e può identificarsi e sorriderci su. E’ un libro che si esprime con il linguaggio di internet, nuovo anche nella forma, infarcito di abbreviazioni ed emoticon. Trovo molto affascinante il linguaggio delle chat con l’uso delle faccine e delle parole abbreviate: pensa al celebre TVB, il Ti voglio bene dei timidi, oppure l’uso delle faccette che riassumono uno stato d’animo quasi inarrivabile solo con le parole.
Del resto abbiamo mutuato il linguaggio tecnologico in linguaggio emotivo, pensa al “Ti banno”. Alla fine del libro c’è anche un glossario da chat che credo sia molto divertente e spero utile (sorride).
É la critica di un “vecchio” al mondo che cambia?
Affatto! Come ogni cosa, anche le chat hanno aspetti positivi e negativi.
Quali?
Le chat riflettono l’ambivalenza e l’ambiguità di tutti i media: da una parte credo sia uno strumento molto utile, pensa solo all’isolamento culturale e sociale che subivano i giovani gay nella terrificante provincia italiana, e che ora grazie a queste applicazioni hanno la possibilità di creare reti di relazioni impensabili fino a poco tempo fa.
Cosa abbiamo perso secondo te? Nel contempo questa identità può essere quanto di più fittizio si possa immaginare, creando irreparabili scompensi tra quello che dici di essere e quello che realmente sei. Come succede nei miei racconti le persone si creano quasi un percorso esistenziale all’interno della chat, creando vite e identità parallele.
Cos’altro?
Credo anche l’empatia. L’empatia va coltivata obbligatoriamente tramite il contatto umano. I ragazzi di oggi forse hanno un’intelligenza anche superiore, ma li trovo emotivamente ritardati.
Com’era prima?
Prima delle chat occorreva mettersi in gioco, cercare una relazione faccia a faccia. Erano tappe di crescita che si superavano affrontando le paure e le insicurezze. Agli inizi del 2000 nessuno usciva più per incontrare nei bar o nei locali. Erano gli anni di Messanger e Mirc. Poi sono arrivate le app come Badoo e Grindr. Comode e veloci sono diventate il Deliveroo del sesso.
E oggi cosa riscontri?
Quando mi reco in qualche bar all’aperto come il Coming Out (un famoso bar LGBT+ di Roma con spazio all’aperto), vedo la maggior parte della gente coi cellulari in mano che scrutano quello che gli sta a 10 metri approcciandosi con l’app invece che di persona. Lo trovo inquietante.
Perché piacciono le chat?
Sono immediate. Servono ad eludere le proprie timidezze permettendo approcci molto diretti. Ci permettono di creare un’immagine di noi falsata da filtri fotografici e descrizioni, un’immagine spesso esasperata e poco aderente alla realtà come racconto nel mio libro.
Identità virtuali come maschere?
Vogliamo apparire come macchine del sesso, spavaldi, forti, romantici, brillanti, ricchi, spesso compensando solitudine e frustrazione. Trovo che dietro tutto questo manchi la consapevolezza della nostra “skizofrenia”. Anche i personaggi del mio libro a volte affannano a mantenere il ruolo del proprio personaggio ma a un certo punto crollano. Ed è un atteggiamento trasversale: gay ed etero.
Tra le cose che mi hanno colpito in “Amore sesso e altri emoticon” è l’approccio tra persone di età molto distanti fra loro. Come ti spieghi questa tendenza?
Nel libro riporto anche la storia vera di un ventenne che chatta con un sessantenne ed ho scoperto che non è una cosa inusuale tra le nuove generazioni. Mettere in contatto persone di età tanto diversa tra loro è un’altra possibilità che offrono le chat. E forse i ragazzi di oggi hanno più voglia di sperimentare. Del resto non mi meraviglia neanche che l’uomo maturo cerchi la leggerezza e il disimpegno che il proprio coetaneo non può offrirgli.
Qual è il ruolo del sesso in questo libro?
Senza dubbio è centrale perché lo è nelle chat.
Come mai le storie che riporti sono soprattuto gay?
Il costume gay è stato spesso precursore di quello eterosessuale perciò mi sono sembrate più emblematiche. Tuttavia credo che il gay oggi voglia essere “ruolizzato”, voglia cucirsi un ruolo sociale conforme a quello etero. Guarda l’ultimo film di Ozpetek, ad esempio è un “non” approfondito esempio di come i gay non abbiano una loro letteratura riguardo la coppia dove i protagonisti sembrano vivere di scelte e riflessioni molto conformi ed ossidate (con l’aggravante poi che la coppia per tutto il film non si sfiori neanche per un attimo, per buona pace del pubblico borghese, nemmeno quando recuperano la complicità) un’apologia dell’imitazione della coppia etero, un allineamento spasmodico allo stereotipo borghese che a me lascia veramente perplesso, lo trovo ipocrita . Piuttosto reinventiamoci un modello.
Come ti spieghi questo bisogno di emulazione?
I ragazzi gay oggi non hanno una storia, non hanno la consapevolezza delle battaglie gay, non sanno più cosa sia Stonewall e trovano i loro riferimenti dal cinema d’amore, serie tv e reality. Storie, non storia.
Come è stato accolto il tuo libro dai lettori?
Bene! Ho potuto confrontarmi anche con molti ragazzi etero che se dapprima negavano l’immediatezza finalizzata al sesso di queste app, poi mi raccontavano che in realtà anche tra uomo e donna, ci sono molte dinamiche simili. La chat in questo caso fa da livella alle relazioni omo ed etero.
Qual è il racconto più rappresentativo del tuo libro?
“Instant love”. Esprime meglio l’esasperazione della realtà virtuale ma è emblematico anche l’ultimo racconto, di cui non vi anticipo nulla.
Tutti i racconti del mio libro, “Amore sesso e altri emoticon” provano a ricordarci che l’animo umano, anche quello più banale, non può essere incasellato in questo modo semplicistico, come propone il mondo digitale, virtuale. Eppure sembra più comodo e facile così, forse perché mettersi in gioco è davvero difficile.