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Aggressione omofoba a Roma: picchiato attivista LGBT+ per un bacio con il compagno (video)

Ennesimo caso di aggressione omofoba, in Italia, a Roma ai danni di persone LGBT+. A farne le spese questa volta, il giovane attivista e rifugiato d’origine latino-americana Christopher Jeanne Pierre Moreno ed il suo compagno. I giovani, intorno alle 21:00 di venerdì 26 febbraio, sono stati colpiti da calci e pugni da uno sconosciuto all’interno della stazione romana della metro di Valle Aurelia.

“Avevamo da poco brindato insieme con un amico per il mio compleanno, che sarebbe stato l’indomani – racconta Moreno a ‘Gaynews –, e stavamo attendendo l’ultimo treno per tornare a casa. Mentre mi baciavo col mio compagno, abbiamo sentito improvvisamente un uomo urlare dalla banchina di fronte: Che cosa fate? Non vi vergognate?. Dopo avergli risposto: Ma a te che ti frega? e aver ripreso a baciarmi col mio compagno, il tizio ha attraversato i binari e ci ha raggiunti, colpendo prima all’occhio il mio compagno. Impaurito, ha cercato di portarmi via e poi è fuggito. Ma io sono rimasto lì, non avendo paura di affrontarlo e continuando a chiedergli che problemi avesse”.

(Fonte del video: GayNews)

Aggressione omofoba a Roma: picchiato attivista LGBT+ Jean Pierre Moreno

Come si vede dal video postato sopra, l’uomo ha iniziato a colpire più volte Jean Pierre, che si è difeso mentre l’amico riprendeva tutto con uno smartphone. Quando l’aggressore si è chinato sulle rotaie per raccogliere pietre per scagliarle contro di loro, i due ragazzi hanno reagito allo stesso modo e minacciato di chiamare la polizia. A quel punto l’uomo è fuggito verso il sottopassaggio per poi salire sul treno che aspettava. L’indomani, il giovane attivista si è recato in ospedale per farsi refertare e, la domenica, presso un commissariato di polizia per sporgere denuncia.

Ecco cosa racconta Rosario Coco, referente di ‘Gaynet Roma’, di cui il giovane aggredito è socio,

l’iter con le forze dell’ordine non è stato facile. La polizia ha faticato a comprendere il movente omofobo ed è servita una integrazione della denuncia per mettere nero su bianco la richiesta di recuperare i video delle telecamere di sicurezza, che proverebbero la dinamica dei fatti.  Attendiamo adesso il pronunciamento del pubblico ministero su quanto accaduto, auspicando che si faccia tutto il possibile per l’identificazione dell’aggressore e per classificare questo reato nel miglior modo possibile secondo gli attuali strumenti giuridici“.

Ad unirsi al coro di voci che si sta levando indignato, anche il deputato Alessandro Zan, che è stato relatore della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo alla Camera.

“Confido – esclama indignato il parlamentare padovano – che la magistratura vada fino in fondo sulla vicenda. Chi nega che questa non sia un’emergenza è in malafede. Il Senato deve urgentemente calendarizzare la legge contro omotransfobia, misoginia e abilismo senza perdere altro tempo. Questo ritardo pesa sulla vita e sull’incolumità di molte persone”.

Intanto la violenza non accenna a fermarsi, anche in tempo di pandemia. D’altronde, la peggiore pandemia rimane sempre l’ignoranza. Per questo motivo, chiediamo al Deputato sopracitato di mostrare un po’ più di coraggio e chiedere al Governo Draghi di rivedere la legge contro l’omotransfobia. Così come è stata approvata alla Camera, permette alle persone di discriminare la comunità LGBT+ appellandola come malata mentale e le donne inferiori in quanto tali. Se si vuole davvero fermare la violenza omofoba e non solo, si mostri coraggio. Le parole di vicinanza non bastano più.

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