Valentina Petrillo è la prima atleta transgender italiana a livello mondiale, ammessa alle gare ufficiali tra donne e a correre per qualificarsi nelle Paralimpiadi di Tokyo 2021.
Una svolta e un forte segnale anche nel mondo dello sport, che mira sempre di più verso la totale inclusione delle persone lgbt+.
Già in questo articolo vi avevamo raccontato la storia di Charlie Christina Martin, pilota transgender della Formula E.
Adesso, come viene riportato anche sulla “Gazzetta dello sport”, c’è un’altra atleta che potrà gareggiare nella categoria in cui si sente di appartenere.
L’11 e 12 settembre scorso, ai Campionati italiani paralimpici di atletica leggera di Jesolo, la velocista ipovedente T12 gareggiò per la prima volta nella categoria femminile.
Valentina Petrillo nella sua carriera sportiva paralimpica vinse 11 titoli italiani nella categoria maschile.
Poi ha intrapreso la terapia ormonale di transizione, nel gennaio 2019, per potere gareggiare in quella femminile.
Oggi, i suoi parametri ematici di testosterone risultano nei limiti richiesti (10 nanomoli) per poter gareggiare nel genere femminile, così come indicato dalle linee guida del Cio del 2015.
La storia dell’atleta transgender, Valentina Petrillo, verrà raccontata in un film documentario
La storia di Valentina Petrillo, prima atleta italiana transgender a poter prendere parte ai giochi paraolimpici, sarà un docu-film.
La Petrillo, classe 1973, tornò a gareggiare nei 100, 200 e 400 metri allo Stadio Armando Picchi che fece da cornice alla sua ultima competizione maschile dell’ottobre 2018.
L’atleta potrà anche prendere parte ai paraolimpici che si terranno a Tokyo nel 2021.
La sua storia, inoltre, verrà raccontata nel film documentario “5 nanomoli – Il sogno olimpico di una donna trans”.
La pellicola, attualmente in lavorazione, è prodotta da Ethnos e da Gruppo Trans.
A sostenere il progetto anche Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti e Arcigay-Associazione Lgbti italiana.
Il film si svilupperà con la consulenza di Joanna Harper, studiosa canadese, autrice di numerosi studi sugli atleti transgender.
Ad appoggiare la danna, c’è anche il coinvolgimento di organizzazioni statunitensi, tra le quali la rivista Outsports, che si occupano della corretta rappresentazione delle persone trans nei media.
Una bellissima pagina arcobaleno che ci auguriamo possa aprirsi anche per gli altri sport.
Simone D’Avolio