Silvana è una ragazza lesbica che è stata picchiata in provincia di Catanzaro. La sua “colpa”, infatti, pare essere stata quella di parlare al cellulare con la propria compagna sul terrazzo di casa. Questo sembra essere il motivo che ha scaturito la rabbia del vicino, che prima l’ha insultata e poi l’ha presa a botte fratturandole il setto nasale e procurandole un trauma cranico.
Sembra una storia di un film, invece è quello che succede in Italia, nel 2021, e che ormai sta diventando ordinaria amministrazione. Nel mentre il Governo Draghi continua a temporeggiare sull’approvazione del DDL contro l’Omotransfobia, che potrebbe addirittura essere rimandato a dopo l’estate, nel nostro paese non si placano le aggressioni ai danni della comunità LGBT+.
Quanto successo il 20 maggio a Vallefiorita, in provincia di Catanzaro, è solo uno dei tanti casi che sono stati denunciati e/o riportati dalla stampa e dai portali online. Sebbene qualcuno sostiene che gli insulti fanno parte della ‘libertà di pensiero’, noi siamo qua a ribadire che non è così. Gli insulti e le minacce, infatti, ci hanno sempre dimostrato essere un preludio all’aggressione fisica. Per questo motivo è doveroso chiedersi come mai non venga fatto qualcosa contro i crimini d’odio verso le persone arcobaleno.
Prima di vedere cosa è successo è doveroso ricordarvi che il DDL Zan, così come è stato approvato alla Camera, agevola questo genere di insulti. Senza tenere conto, inoltre, che permette alle persone di dire che gli LGBT+ sono malati. Per questo motivo è indispensabile che prima di essere approvato al Senato venga rivisto. Non per peggiorarlo come vuole fare qualcuno, ma per migliorarlo e tutelare maggiormente le persone arcobaleno. Per renderlo più efficace, infatti, sarebbe opportuno togliere l’articolo 4 (denominato ‘salva idee’ o ‘salva omofobi’) che permetterebbe di insultarci e discriminarci.
Ragazza lesbica picchiata in provincia di Catanzaro: ecco cosa è successo
Impedire di insultare le persone LGBT+ non significa mettere un bavaglio sulla bocca delle persone. Semplicemente, andrebbe a bloccare sul nascere possibili aggressioni omofobe. Adesso, però, leggiamo l’intervista che Marzia, compagna della vittima, ha rilasciato a ‘Fanpage‘.
“(…) Eravamo al telefono, io nella mia casa di Pisa e lei in Calabria. Stavamo chiacchierando quando un uomo dal piano di sotto ha gridato a Silvana: ‘Lesbica schifosa, puttana, troia che te la fai con tutti‘. Lei è andata a chiedere conto di quelle frasi, le ha aperto la moglie dell’uomo, dall’appartamento qualcuno le ha urlato ‘Non voglio lesbiche schifose nella mia casa‘, poi si è sentito un fracasso. La mia compagna urlava, le avevano dato una testata e le stavano tirando addosso delle bottiglie. Quando ha provato a chiamare i carabinieri le hanno anche sottratto il telefono (…)
A seguito dell’aggressione subita, come viene riportato dalla fonte sopra citata, è stata Marzia a chiedere l’intervento dei militari. Silvana ha sporto denuncia nei confronti del vicino dopo essersi recata alla guardia medica di Vallefiorita per farsi medicare le ferite. Come se non bastasse, inoltre, il giorno seguente la donna ha dovuto sporgere una seconda denuncia, questa volta contro ignoti, perché la sua auto aveva subito anche un atto di sabotaggio con il taglio di alcuni tubi. Sul caso stanno indagando i carabinieri di Squillace.
Credete davvero che le frasi virgolettate e in grassetto siano semplice libertà di pensiero? Credete davvero che il DDL contro l’omotransfobia, così come è passato alla Camera, tuteli realmente le persone LGBT+?