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Napoli, picchiava il figlio perché gay: scarcerato e accolto nel suo quartiere con i fuochi d’artificio

Da quando suo figlio ha fatto coming out, questo “padre”,  è diventato il suo persecutore.

Il ragazzo viene maltrattato, costretto a dormire in un garage e a soffrire la fame subendo continue percosse e violenze. Poi un giorno, dopo averlo minacciato di morte via WhatsApp mentre era scuola, decide di riempirlo di botte con una chiave meccanica. Prima al volto, poi al collo e alle gambe. Il ragazzo, convinto da alcuni amici, riesce a denunciare il tutto e a fare arrestare il “padre”, ma è una gioia che durerà molto poco. Dopo soli due giorni nel carcere di Poggioreale, l’uomo viene scarcerato e viene accolto nel suo quartiere di Napoli con i fuochi d’artificio.

Per fortuna però la denuncia ha avuto comunque qualche effetto. Infatti, la Procura di Napoli ha attivato il codice rosso per il ragazzino che ora si trova in una comunità protetta, al riparo dall’incubo della violenza che ha subito tra le mura domestiche. Nella comunità protetta, dopo l’intervento dei Servizi sociali del Comune di Napoli, il ragazzo potrà ricevere il sostegno necessario per superare l’esperienza che ha dovuto subire.

Insomma, una storia che alla fine ha il suo mezzo lieto fine. E dico mezzo non a caso. Alla fine, chissà perché, è sempre la vittima a dover rinunciare alla sua quotidianità, a diversi rifugiare per paura mentre i loro carnefici sono liberi. Come si può chiamare questa giustizia?

 

Raph

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