Site icon GayPress.it

Marzo è il mese della salute bisessuale: 5 cose che devi sapere

Il terzo mese dell’anno è ormai conosciuto da tempo, nel calendario delle ricorrenze LGBT+, come il mese della salute bisessuale. Ne avevamo parlato anche lo scorso anno. Il mese è stato istituito nel 2013 dal Bisexual Resource Center, associazione che si occupa specificatamente delle persone bisessuali. La domanda che ora ti farai è: perché un mese dedicato alla salute bisessuale? Vediamo insieme in 5 punti perché è importante parlarne e come la bifobia possa impattare negativamente sulla salute.

1. Più che di bisessuali, si parla di persone bi+

Un errore che si potrebbe fare è pensare che parlare di salute bisessuale escluda tutte quelle persone attratte da due o più generi, che però non si definiscono bisessuali. Infatti, ad esempio, c’è chi si definisce come pansessuale, queer, fludio o molto altro. In questo caso devi sapere che è esattamente il contrario, perché si parla in maniera più estesa di persone bi+. Cosa vuol dire? Significa che sono incluse tante altre definizioni o etichette che ci si potrebbe dare, che comunque riguardano sempre chi prova attrazione verso due o più generi.

Il Bisexual Resource Center ha sempre voluto descrivere l’etichetta “bisessuale” o “bi+” nella maniera più ampia possibile e quest’anno è ancor più importante perché il tema principale della campagna è la connessione. Questo significa cercare di unire il più possibile le persone bi+ affermando le proprie identità, costruendo spazi sicuri ed inclusivi. L’obiettivo è quello di andare oltre le dispute che talvolta si sentono, ad esempio tra chi si definisce bisessuale e chi pansessuale, oppure di chi pensa che un’etichetta sia sbagliata e un’altra giusta.

In senso è quello di abbandonare la divisione e creare connessione tra chi rientra all’interno di questo termine ombrello che racchiude più identità, perché è solo unendosi che si portano avanti le cause. La domanda quindi è: che discriminazioni subiscono le persone bi+?

2. Bifobia e bicancellazione

“Dici che sei bisessuale solo per non dire che sei gay/lesbica”, è una frase che molte persone bi+ hanno sentito pronunciare almeno una volta.
La convinzione diffusa è che alla fine il termine bisessuale (o, in generale, ogni termine nell’ombrello bi+) sia una sorta di posto sicuro, in cui puoi comunque ammettere che non sei eterosessuale, senza però subire particolari discriminazioni. Nulla di più sbagliato! Lo stigma nei confronti delle persone bi+ si può riassumere in tre parole: bifobia, monosessismo, bicancellazione.

Quotidianamente sentiamo ormai parlare del termine omofobia, spesso e volentieri utilizzato non solo per nominare la discriminazione delle persone gay o lesbiche, ma più in generare di chi prova attrazione verso il suo stesso genere (e questo include anche le persone bi+). Per questo motivo, il termine bifobia potrebbe risultare un po’ ridondante, ma non lo è. La bifobia descrive il pregiudizio e il disprezzo delle persone bi+, non tanto per essere attratte dal loro stesso genere, ma proprio per il fatto di essere bi!

Le persone bi+, quindi, possono sperimentare allo stesso tempo sia l’omofobia che la bifobia e quest’ultima si può subire, ahimé, anche all’interno della comunità LGBTQIA+. A volte vengono escluse in quanto “non abbastanza gay o lesbiche”, oppure invalidando il loro orientamento perché non subiscono abbastanza discriminazioni. Il vero paradosso è che escludere le persone bi+ dalla comunità perché si pensa non subiscano abbastanza discriminazioni, in realtà è a sua volta una forma di discriminazione!

Collegato alla bifobia, c’è il cosiddetto monosessimo, cioè la credenza che una persona possa essere solo gay/lesbica oppure etero. Tutto il resto è invenzione, oppure semplicemente una fase, un passaggio momentaneo prima di decidere “da che parte stare”. Tutto ciò non fa altro che alimentare la bicancellazione. Spesso è come se l’esistenza delle persone bi+ venisse dimenticata. Quando si vede, ad esempio, un uomo che sta con una donna si assume già che sia automaticamente etero. Quando si vede un uomo che sta con un altro uomo si dà per scontato che sia per forza gay.

3. Salute bisessuale e salute mentale: un binomio complicato

 

Subire allo stesso tempo sia l’omofobia che la bifobia. Essere discriminati sia all’esterno che all’interno della comunità LGBTQIA+.
Pensare sostanzialmente che non esistano. Tutto ciò, di certo, non ha un grande impatto sulla salute delle persone bi+. Lo riporta anche l’American Psychiatric Association, indicando che il rischio di suicidio nelle persone bi+ è significativamente più alto rispetto alla persone gay/lesbiche e etero.

Allo stesso tempo, anche l’uso di sostanze (droghe e alcol) è significativamente più alto nelle donne bisessuali rispetto alle donne etero e lesbiche, mentre per quanto riguarda gli uomini è comunque leggermente più alto rispetto negli uomini bi+ rispetto agli uomini gay.

4. Le persone bi+ spesso trascurano la propria salute sessuale

Spesso l’effetto della bifobia può avere anche degli impatti sulla salute sessuale delle persone bi+. Secondo un rapporto della Human Rights Campaign,  le donne bi+ hanno un rischio più alto di avere comportamenti a rischio HIV. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine riporta, invece, un elevato rischio di contrarre l’HIV per gli uomini bi+ rispetto a quelli che hanno rapporti solo con individui del loro stesso sesso.

Tra le cause che impattano negativamente sulle persone bi+, spiega il dipendente del Centro per il Controllo delle Malattie degli USA, c’è proprio la bifobia. Infatti, quest’ultima, porta spesso l’isolamento delle persone bi+, che di conseguenza rischiano di prendersi meno cura della propria salute sessuale.

Inoltre, l’errata convinzione che le persone bi+ non esistano o comunque l’invisibilità di questo spettro di orientamenti, porta ad una loro scarsa inclusione nelle campagne di informazione. Questo significa ricevere scarse informazioni o inadeguate per la propria situazione, aumentando l’esposizione ai rischi.

5. La bifobia impatta sulla salute fisica

Gli effetti della bifobia e delle bicancellazione non riguardano solo la salute mentale e sessuale, ma anche quella fisica. Infatti, smettere di prendersi cura della propria salute sessuale, unito ad un tasso più elevato di abuso di sostanze stupefacenti e alcol, ha degli impatti negativi anche sulla salute fisica. Questo porta ad un più elevato rischio di contrarre malattie, un più alto rischio di sviluppare un tumore, una malattia cardiaca o vascolare. Motivo per cui parlare di bifobia, monosessismo e bicancellazione in questo mese è vitale per le persone bi+.

In conclusione

L’obiettivo non è quello di porre le persone bi+ su un piedistallo per quanto riguarda le discriminazioni o l’importanza della salute. Non c’è neanche bisogno di fare una gara a chi subisce più discriminazioni all’interno della comunità LGBTQIA+. Anche perché chi vorrebbe vincerla questa gara?

Il punto cruciale del mese di marzo invece è, all’interno delle ricorrenze LGBTQIA+, quello di ricordare come l’invisibilità di una parte di questa comunità possa fare estremamente male alla salute delle persone che ne fanno parte. Importante ricordare poi, che questa settimana è l’ultima settimana (completa) di marzo, che è comunque dedicata alla salute di tutte le persone della comunità LGBTQIA+. Parlare di salute bisessuale, infatti, non esclude l’importanza del parlare della salute di tutto il resto della comunità.

Il fatto di dedicare un intero mese per le persone bi+ ha come scopo quello di portare attenzione su problematiche poco indagate e conosciute, non quello di invalidarne altre. Come si diceva all’inizio: connessione, non divisione.

Exit mobile version