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Errori comuni di chi vuole scrivere (o parlare) in modo inclusivo, ma non è capace

Molto spesso, quando guardo le notizie cerco di osservare anche il loro linguaggio. Ritengo che per un personaggio o qualsiasi cosa sia, anche la pubblicità, è essenziale che sappia comunicare nel modo più inclusivo e corretto possibile. Purtroppo, non sempre tutti riescono nel loro intento cadendo in goffi errori.

Errori da non fare per chi vuole parlare o scrivere inclusivo

  1. Scrivere “La trans” o “Il trans”. Quando alcuni giornalisti provano a scrivere qualcosa che riguarda una persona trans, ma non sono capaci. Mi hanno sempre insegnato che gli articoli si utilizzano con gli oggetti e non con le persone (tralasciando alcune forme dialettali). A parte il fatto che non trovo corretto scrivere se una persona è trans o meno (dopo la transizione si è uomini o donne appieno senza bisogno di alcuna specificazione),  per entrare nel dettaglio è meglio dire che “tizio” è una persona trans;
  2. Specificare il “deadname.  Alcuni giornalisti tendono ancora a diffondere “deadname” delle persone trans. Se si chiama “deadname” c’è un perché.  E’ un nome “morto” che la persona trans non vuole più utilizzare per se stess*. Ancora troppi scrivono, ad esempio, “tizio” conosciuta prima della transizione come “deadname femminile”. È una fortissima mancanza di rispetto.
  3. Dire “Tutt” o “Tutt e asterisco”. Alcuni cercano di parlare inclusivo, ma rischiano di sfondare nel ridicolo. Mi è capitato, aprendo dei video su Youtube, di sentire persone parlare in quel modo per cercare una certa inclusività. Per quanto risulti relativamente corretto è insentibile all’orecchio di un interlocutore. In caso si stia parlando con qualcuno di cui non si sanno i  pronomi, si possono chiedere. Se, invece, si sta comunicando in un video o non si sa come fare, basta semplicemente evitarli. Ad esempio al posto di dire “Sei andata ieri a lavoro?”, prova a dire “Dovevi andare a lavoro ieri?”. Bisogna cercare solo di porre la questione in modo leggermente diverso.
  4. Scrivere “trans*”. Per quanto non sia propriamente un errore scrivere in quel modo non significa nulla. L’asterisco viene utilizzato per non riferirsi ad un genere specifico, ragione per cui scrivere così non sta significare nulla dato che la parola “trans” non solo include anche le persone non binary, ma non  ha un genere di per sé.

Parlare o scrivere inclusivo non è semplice, ma…

Lo so che cercare di essere inclusivi non è semplice, ma basterebbe comunicare di più. Mi spiego meglio. Si è spesso accusati del “politicamente corrotto”, di esagerazione, di pretese, ma spesso chi si lamenta non prova nemmeno a cercare delle soluzioni alternative, un compromesso. Utilizzare “l’asterisco” o la “schwa” per essere inclusivi nella scrittura non è sempre una soluzione perché può mettere in difficoltà persone che hanno problemi come la dislessia. Non sempre tutti poi accettano il maschile come forma neutra, ma nessuno riesce a trovare un’alternativa senza lamentarsi.

E qua si sta parlando di solo una piccola fetta di un grande problema perché quando si parla di inclusività è sempre un dilemma. E’ l’ennesima volta che si parla di diritti senza essere ascoltati perché chiedere di essere inclusivi non è pretendere un capriccio, ma chiedere rispetto.

 

 

Raph

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