Il 27 febbraio scorso è uscito il video dell’ultimo single dell’artista canadese, Reasons I drink, una canzone sulle dipendenze come conseguenza di traumi del passato. Forse ne sai qualcosa anche tu.
Quello che ci ferisce pesantemente da bambini spesso ci rende dipendenti da qualcosa o da qualcuno una volta adulti. Il più delle volte facciamo finta di niente e (ci) diciamo che va tutto bene. Quando in fondo sappiamo che non è così.
Fermo restando che personalmente non ho nulla in contrario all’uso di sostanze (più o meno legali) per scopi palliativi, terapeutici o ricreativi, quello che non mi vede d’accordo è l’abuso. Per qualsiasi cosa.
Alcol, cocaina, zucchero hanno tutti una cosa in comune: funzionano come regolatori dell’umore e alterano il nostro stato d’animo. Stimolando la secrezione di un certo tipo di ormoni, la chimica nel nostro corpo trasforma drasticamente le nostre sensazioni e percezioni in tempi brevissimi. Sappiamo che si tratta di una “medicazione” fatta in casa che lascia il tempo che trova, di una soluzione non definitiva. Eppure non riusciamo a farne a meno.
Le dipendenze, di qualsiasi natura, sono solo la punta di un iceberg. C’è qualcosa, sotto, di molto più grande e spaventoso. Nessun alcolista è felice di esserlo. Nessun drogato è felice di farsi. Nessun ferito è felice di sanguinare. Il punto è che non puoi guarire se non riconosci di essere stato ferito.
Tanti di noi non sono consapevoli di essere dei veri eroi di guerra per il dolore vissuto, e in qualche modo superato, in un’età in cui non avevamo neanche gli strumenti o le capacità per realizzare quanto ci stesse accadendo.
A prescindere da quanto traumatico possa essere stato il nostro passato, siamo dei sopravvissuti. Possiamo quindi sopravvivere a tutto? Sicuramente no. Di certo possiamo scegliere con quali dipendenze affrontare questa nostra sopravvivenza e cosa fare del nostro dolore. Se usarlo come propellente per andare avanti o come scusa per restare indietro, dipende solo da noi.
Alessandro Cozzolino, life coach