Un inverno si è appena concluso ma un altro è appena iniziato. Per quanto piovano suggerimenti, consigli e inviti a usare al meglio questi giorni di isolamento forzato, la mente non smette di interrogarsi su quel che sarà.
Chi più chi meno, stiamo tutti soffrendo. Inquietudine, irrequietezza, senso di impotenza sono diventati i nostri coinquilini. Per non parlare di noia, attesa, incertezza. Sappiamo che non dobbiamo farci prendere dalla disperazione, che deve essere la speranza ad avere la meglio. Per forza.
Cosa accadrà dopo il virus? Ci sarà un dopo? Quanto ancora durerà questa situazione? Non si sa. Se non sappiamo questo, non possiamo sapere se torneremo a vivere la nostra vecchia quotidianità. Ma non solo. Le abitudini che avevamo fino a un paio di settimane fa con cosa saranno sostituite? Riavremo indietro la nostra vita o andremo avanti da tutt’altra parte? E che vita sarà?
Domande del genere mandano in tilt il cervello. Letteralmente. Per quanto decidiamo di distrarci con serie tv, pulizie domestiche, libri, musica e quant’altro, la mente torna e ritorna a formulare pensieri spesso tra l’assurdo e l’apocalittico. Se non l’abbiamo già perso, perderemo il lavoro? Avremo modo di pagare le bollette e mettere due pasti insieme al giorno? E i nostri rapporti con gli altri? Potremo tornare a uscire, avvicinarci, sfiorarci, toccarci? Quando?
Abbiamo atteso la primavera ma, ora che è arrivata, è come se fosse iniziato un nuovo inverno che ci costringe a casa. È normale sentirsi frustrati, spaventati, impreparati. Ma dobbiamo reagire, non c’è altra soluzione. La speranza deve necessariamente prendere il posto della disperazione e darci forza. Senza la speranza è impossibile trovare l’insperato. Non è semplice ma, se ci incoraggiamo l’un l’altro, sarà più facile e ci sentiremo meno soli.
Alessandro Cozzolino, life coach