“The boys in the band” è un classico di Broadway e da qualche giorno è disponibile su “Netflix”.
Essere gay negli anni 60 e prima dei Moti di Stonewall era molto difficile.
Cinquantadue anni dopo la sua prima a Broadway e cinquantanni dopo il primo adattamento cinematografico per mano di William Friedkin, l’opera teatrale di Mart Crowley diventa un film per la piattaforma di streaming digitale.
La trama e il cast di questo spettacolo teatrale, trasformato in film, sono davvero eccezionali.
Riprendiamo l’articolo di “Repubblica.it”, per raccontarvi di cosa parla questa pellicola e di come è stato scelto il cast.
Una lunga serata per una festa di compleanno in un appartamento di New York nel 1968.
Un gruppo di amici gay che si ritrova tra rivelazioni, litigi e paura di uscire allo scoperto.
Questa è la trama dello spettacolo teatrale a tematica LGBTQ+.
Il regista Joe Mantello e il produttore Ryan Murphy hanno voluto nel recente revival a Broadway, alcuni personaggi già visti nella serie tv “Hollywood”.
Oltre al pluripremiato e pagatissimo ex protagonista di The Big Bang Theory, l’attore Jim Parsons,
Il cast è composto da Zachary Quinto, Matt Bomer e Charlie Carver.
Inoltre, i due, hanno insistito fin dall’inizio che il cast fosse composto unicamente da attori gay.
Il regista Mantello, in una recente intervista dichiara:
“È una storia importante che non va dimenticata. È un classico e sono contento di mantenerlo in vita.
L’opera fu scritta negli anni Sessanta, quando la gente non sapeva bene che cosa volesse dire essere gay.
E nemmeno che i gay potessero avere gli stessi problemi quotidiani ed esistenziali del resto del mondo.
Non abbiamo cercato di aggiornare l’opera, l’abbiamo solo aperta all’esterno per renderla più
cinematografica”.
Sapere da dove veniamo e le lotte che sono state fatte negli anni passati per arrivare a quello che abbiamo oggi, che è tanto per l’epoca e nulla per essere il duemila venti, è fondamentale da conoscere e da ricordare.
“The boys in the band”: di cosa parla il nuovo film sbarcato su “Netflix”
“The boys in the band” è il nuovo film disponibile su “Netflix” a tematica LGBTQ+
Jim Parson, infatti, ha così commentato la trama dello spettacolo teatrale trasformato in film:
“Nel 1968 la comunità gay era del tutto chiusa, non si parlava di coming out.
Quel modo di esprimersi con insulti pesanti e offese presenti nel film era quotidianità”.
Un linguaggio che ancora oggi molti gay usano.
Noi attori ci siamo divertiti a usarlo, io non mi esprimo così di solito.
Per i gay, in passato, quel linguaggio sfacciato era la risposta verso il mondo in cui vivevano, era un meccanismo di autodifesa.
Un modo per esorcizzare il tutto. Oggi le cose sono cambiate, ma con le dovute cautele: essere gay a Los Angeles o New York non è la stessa cosa che essere gay, che so, a Wichita, nel Kansas”.
Zachary Quint, altro protagonista del film, ha aggiunto che c’è qualcosa di universale in questo lavoro, anche se visto dalla prospettiva di maschi gay nel 1968.
“Sentiamo tutti il bisogno di un senso di appartenenza e Mart Crowley aveva capito come tradurre i conflitti di genere e renderli vivi, allora come oggi.
I tempi sono cambiati ma questa storia trascende l’omosessualità e fa vedere quanto è difficile essere criticati e oppressi perché diversi”.
Ha poi concluso l’attore.
Crowley è morto lo scorso marzo e ha seguito molto da vicino questo film e il remake di Broadway.
Andava in teatro ed è stato sul set a Los Angeles per una settimana.
Per questo motivo, Mantello, lo ha voluto nel film e lo ha voluto mettere proprio all’inizio, nella scena del Julius Bar.
Il regista ha detto che voleva che il suo spirito fosse presente in questo film dedicato a lui.
Una pellicola quella disponibile su “Netflix” assolutamente da non perdere.
Sia per il cast e sia per quello che racconta la storia.
Simone D’Avolio