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“Gentleman Jack”- Il Fascino della vera storia di Anne Lister

Anne Lister fu una donna padrona della propria vita. Nata il 3 aprile 1791 nella lussuosa dimora “Shibden Hall”, ad Halifax nel Regno Unito (ora museo).  La sua famiglia, una delle più ricche del posto, le permise di ricevere un’istruzione che ai tempi era concessa solo agli uomini.

Girò l’Europa seguendo la sua passione per l’alpinismo e confermandosi la prima donna ad aver scalato il Monte Perdido e il Vignemale nei Pirenei. Testimonianza delle sue imprese sono i suoi numerosi diari, scritti seguendo un particolare codice composto da simboli matematici mischiati al greco.

A scoprirli fu John Lister, ultimo residente di “Shibden Hall”, verso la fine del XIX secolo.  Nel 2011 sono stati aggiunti al programma dell’UNESCO Memoria del mondo, un registro di documenti storici di vario genere considerati importanti e unici per conoscere la storia dell’umanità.

“Gentleman Jack” era l’appellativo dispregiativo usato dalla borghesia per riferirsi ad Anne Lister.

In molti rimproveravano i suoi incontri con il sesso femminile e le sue relazioni. Ma nulla ha mai scalfito la sua volontà. Ciò che, inoltre, rendeva la Lister parzialmente “intoccabile” era il suo livello sociale. Da aristocratica, proprietaria di Shibden Hall e di miniere di carbone, abile alpinista e donna d’affari, ella riuscì a guadagnarsi molte libertà da sempre negate alle donne.

E “Gentleman Jack” è il titolo della serie televisiva, drammatica/storica, creata da Sally Wainwright, co-prodotta da HBO e BBC One.

Suranne Jones interpreta Anne Lister in maniera sublime, alternando forza e fragilità, ironia e serietà. La scelta di voler far comunicare direttamente la protagonista con lo spettatore ricorda molto la cifra stilistica di Fleabag.

Ma la scenografia e i costumi non permettono confusione e ci ricordano in maniera continua dove siamo. Nel Regno Unito nella prima metà dell’Ottocento.

Tom Pye ricrea il guardaroba di Anne studiando i costumi del tempo, ma soprattutto leggendo i suoi diari (erano talmente minuziosi da includere informazioni al riguardo). Questo esercizio di ricerca si risolve con dei costumi che non solo definiscono il carattere di Anne, ma che aiutano lo spettatore a riconoscere in Suranne Jones quell’equilibrio male/female che la rende così affascinante.

La serie è potente.

Per il suo femminismo non esasperato, per la scelta di volerci raccontare senza vittimismo quanto sia difficile per una donna (al di là del suo orientamento sessuale) vivere e farsi valere nel mondo.

Siamo nel 1832 e una donna sfida il mondo e riesce a farcela.

Ciò significa che anche nel 2020 possiamo farcela.

Ecco la grande potenza della serie. Il desiderio di essere coraggiose e la forza di essere se stesse sempre.

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